I Cambiamenti Climatici

Estratto da: “ Clima ed energia: capire per agire”, di Luca Mercalli e Daniele Cat Berro

Condividiamo queste considerazioni interessanti sul futuro che ci attende.

“La lotta ai cambiamenti climatici passa attraverso la riduzione dei consumi, e il livello di conoscenza e tecnologia raggiunto oggi ci dà ampie possibilità di impostare una vita a bassa intensità energetica senza per questo ridurre il nostro benessere: consumare meno, consumare meglio. In Svizzera è infatti in studio una società che si sostenga con una potenza di 2000 Watt per persona, un terzo dell’attuale richiesta (www.novatlantis.ch). D’altra parte, poiché le risorse del pianeta - minerali, petrolio, cibo, acqua, spazio e suolo coltivabile - sono limitate, non è più possibile credere a un modello economico che punti ancora alla crescita illimitata della produzione e del consumo di beni materiali, proponendo l’incremento del PIL come unica via percorribile. Prima o poi ci si dovrà pur fermare... privilegiando la qualità e l’efficienza dei servizi fondamentali (come l’educazione, la sanità, i trasporti e le comunicazioni internet) invece che la quantità di prodotti consumati. Invertire la rotta e «decrescere» è meno difficile di quanto si immagini, a partire dai suggerimenti che trovate in queste pagine: attenzione agli sprechi, più efficienza nell’uso dell’energia in casa (con un grado in meno e un maglione in più si risparmia il 7% su bolletta ed emissioni serra…), razionalizzazione degli spostamenti e degli acquisti (ciò che sto per comprare mi serve davvero, oppure è uno strumento di emulazione indotto dal modello consumistico?), condivisione di beni, più cooperazione e meno competizione... Decrescere significa svincolarsi dal modello del «più grande = più bello» ad ogni costo: automobile più potente, vacanze forzatamente in paesi esotici, schermo TV più ampio... In questo modo si risparmieranno denaro, tempo, ed emissioni di gas serra…

Nei paesi intorno al Mediterraneo l’ulteriore aumento previsto delle temperature e la riduzione della piovosità si rifletteranno soprattutto sulla disponibilità idrica estiva. Alcune colture agrarie attualmente diffuse in Italia - per esempio il mais in Pianura Padana - sono assai voraci d’acqua, e potrebbero soffrire la futura accentuazione delle siccità nel periodo di accrescimento. Per migliorare l’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici sarebbe opportuno concentrarsi su colture più adatte al clima asciutto: tra le piante alimentari che mostrano le più elevate rese caloriche in rapporto alle esigenze idriche si trovano la patata, con 3000÷7000 kcal/m3 d’acqua, i legumi, con 1000÷3500 kcal/m3, e le olive, con 1150÷3450 kcal/m3. Anche il mais ha rese elevate (1000÷7000 kcal/m3) ma soffre molto in assenza di irrigazione, mentre il frumento ha il vantaggio di crescere tra inverno e primavera, in un momento dell’anno meno soggetto a carenze idriche nei suoli (fonte: UNESCO). Quanto al riso, pianta di importanza capitale per l’alimentazione nel mondo e specialmente in regioni già penalizzate da sovrappopolazione e povertà, sono in corso sperimentazioni di varietà adatte alla coltivazione «in asciutta». In generale, le azioni per il mantenimento della sicurezza alimentare in un mondo segnato dai cambiamenti climatici dovranno avere come obiettivo la conservazione della fertilità dei suoli (sostenibilità a lungo termine delle pratiche agricole, lotta alla desertificazione nelle zone aride) e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche…

Molto di ciò che serve sia per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e contrastare un pericoloso cambiamento del clima, sia per non farci cogliere impreparati di fronte a una futura scarsità di energia e materie prime, è già a portata di mano dal punto di vista conoscitivo e tecnologico. Ciò che invece ancora manca è una diffusa e radicata consapevolezza dei problemi ambientali, necessaria per avviare davvero un indispensabile cambiamento culturale... Cambiare il nostro stile di vita e l’approccio ai consumi per progettare un mondo futuro a bassa intensità energetica è dunque possibile, ma serve prima di tutto un grande sforzo in termini di educazione e sensibilizzazione del pubblico, sia di età scolare, sia adulto. Alcuni segnali di una inversione di rotta anche nei comportamenti individuali ci sono, ma sono ancora troppo marginali rispetto all’urgenza di azioni drastiche per ottenere effetti significativi di mitigazione del riscaldamento globale. A livello collettivo prevale ancora una sorta di pigrizia e di resistenza verso le nuove opportunità che una revisione dell’attuale modello di sviluppo economico offrirebbe, e anche la politica non sempre ha recepito appieno l’importanza e la gravità del problema. Certamente non conosciamo tutto delle complesse dinamiche dell’ambiente e dell’atmosfera, ma ne sappiamo già abbastanza per avvertire l’urgenza di limitare l’impronta umana sul pianeta. I cambiamenti climatici rischiano di essere più veloci della nostra capacità di cambiare: non aspettiamo oltre, e passiamo subito all’azione!...”

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